Tessitura

I “pezzotti”
La lavorazione della lana era una lavorazione casalinga praticata, almeno fino alla seconda metá del secolo scorso, nelle valli piú disperse dove l´inverno era lungo e costringeva a rimanere molto tempo al chiuso ed era alla base degli stessi indumenti grossolani dei contadini. Vi accudivano le donne che tessevano grosse coperte confezionate con ritagli di stoffa di ogni specie, chiamate dai contadini “pezzotti”, la cui lavorazione particolare era codificata addirittura in appositi Statuti fin dal Medioevo.

 

Tessitura filare lana

 

La coltivazione della canapa e del lino
La coltivazione e la lavorazione della canapa e del lino ebbero un posto importante nel ciclo delle lavorazioni domestiche. “La canapa é sempre stata coltivata per soddisfare le necessitá della famiglia come lenzuola, teli e cose simili.” (D. Mazzoni, op. cit.). “Veniva coltivata in tutta la zona, tanto di pianura come di montagna; seminata in primavera aveva il suo normale corso, peró verso la fine di giugno; venivano estirpate prima tutte le piantine femmina che maturavano precocemente ed erano riconoscibili per le spiga piena di semi; le piante maschio erano lasciate, invece, a dimora fino al pieno della loro maturazione, anche perchè erano le uniche adatte alla tessitura.” (D. Mazzoni, op. cit.)

 

Il ciclo del “cánef”
Il ciclo della canapa aveva inizio il 25 aprile. In quel giorno, dedicato a San Marco, “si seminava la canapa nei campi piú umidi, in genere sui brevi ripiani vallivi. Il seme veniva gettato a manciate abbondanti in modo che le pianticine, crescendo, fossero spinte verso l´alto. Una pulitura delle erbe che potevano soffocare le pianticelle in germoglio era la sola operazione necessaria durante la crescita”. (D. Mazzoni, op. cit.). Ad agosto la canapa incominciava a mettere il fiore. “Subito dopo eseguita la seconda fienagione nei prati, a San Lorenzo, si provvedeva a sradicare gli steli femmina che genericamente erano anche detti el cánef. Riunitili in mazzetti, si distendevano a macerare sulle brüghe per 10/15 giorni, sui pendii ripidi sotto i campi stessi in cui erano cresciuti. Il declivio impediva lo stagnare delle acque, mentre l´azione della rugiada e delle piogge alternata a quella del sole faceva rammollire la parte legnosa.” (D. Mazzoni, op. cit.). Il lino, a parte rare eccezioni, veniva, invece, “estirpato ciuffo dopo ciuffo; veniva afferrato con una mano e tirato verticalmente verso l´alto; di solito, nelle Alpi, nel mese di agosto”. (Scheuermeier P., Il lavoro dei contadini – Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza. Volume 2. Milano 1965)

 

La “canevosa”
“Nel campo rimanevano a crescere ancora sino alla maturazione fascetti di canapa per ottenere la canevosa, ossia i semi destinati al ciclo stagionale successivo. A fine settembre venivano strappati anche questi ultimi steli e messi a macerare con gli altri….. In ottobre, terminata la raccolta delle castagne, le donne raccoglievano i fascetti macerati, li univano in covoni conici, legati stretti in alto e allargati a semicerchio alla base, drizzandoli a mo´ di capanni a breve distanza l´uno dall´altro, in luoghi aperti, presso i villaggi. Accendevano con legnetti un poco di fuoco nel mezzo di ciascuna base, in modo che l´azione del fumo e del calore rendesse ancora piú tenera la corteccia.” (P. Scheuermeier , op. cit.). L´operazione era delicata e il fuoco “doveva essere tenuto semisoffocato, per impedire che si propagasse. Dopo un´ora di fuoco, nel luogo aperto stesso, si procedeva a spezzare la parte legnosa con un longherone orizzontale di legno sostenuto da quattro gambe, aperto ad U verso l´alto cosí da permettere a un lungo coltello di legno di entrarvi, incernierato ad un estremo del longherone stesso e munito di un´impugnatura”. (P. Scheuermeier , op. cit.). Si rompeva, dunque, la corteccia con il coltello, poi “ció fatto, con delle spatole pure di legno, si battevano gli steli cosí divenuti flessibili su di una assicella inclinata: il rest, ossia le particelle di scorza ancora rimaste attaccate, volava attorno in un gran polverone. ” (P. Scheuermeier , op. cit.)

 

La pettinatura
“La pettinatura é l´ultima operazione effettuata per liberare le fibre dalle ultime impuritá, per spaccare a metá quelle troppo grosse e per renderle parallele.” C´erano diversi tipi di pettine, ma quello maggiormente usato era quello con i denti di ferro. Dopo l´operazione della pettinatura, la canapa appariva come una matassa di capelli biondi e chiari. “Le matasse venivano poi attorcigliate a trecce in gomitoli, per poi passare al telaio, manovrato coi piedi, e con pazienza e tanta abilitá, lavorato in tela. Il prodotto non aveva ricercatezze, peró la tela era molto forte come altrettanto ruvida.” (P. Scheuermeier , op. cit.)

 

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